Interviste mercoledì 18 giugno 2014 ore 11:00
Stefano Toncelli in arte Borrkia: due facce della stessa medaglia

A tu per tu con il musicista della Borrkia Big Band e de Il Maniscalco Maldestro
VOLTERRA — Stefano Toncelli, in arte Borrkia, è ormai un veterano della scena musicale di Volterra e della Val di Cecina: è leader della Borrkia Big Band e batterista del Maniscalco Maldestro, ma è anche produttore discografico della La Fattoria Maldestra realtà discografica e laboratorio creativo multimediale nato nell’inverno del 2008, un insegnate di musica presso le scuole del territorio.
Stefano
Toncelli e Borrkia: chi sono queste due identità?
“Sono
sempre io: in veste Borrkia mi sento il cantante della Borrkia Big
Band ed il batterista del Maniscalco Maldestro. In quanto Stefano
Toncelli sono un padre ed un marito felice, un cittadino come tanti
della zona, di Saline dove sono nato e cresciuto, di Volterra dove vivo. Riesco ad
avere questi due lati, che sono due lati veri, sinceri, però sono
due vere e proprie personalità”.
Da
tanti anni fai musica a Volterra e in Val di Cecina, sei un
personaggio conosciuto e adesso anche un insegnante, ti piace quello
che fai?
“La
musica per me è una passione: sono tanti anni che suono, dalla fine
degli anni '80. Credo di averci messo sempre tanta passione e questo
mi ha portato a suonare in jam session o in progetti con tanta gente
della zona, con i quali poi ho stretto ottimi rapporto e siamo
rimasti sempre amici. Ora chi è diventato genitore mi ha mandato
anche i figli ad imparare la musica ed è molto bello”.
Qual'è
il futuro della musica in questa zona, soprattutto per te che insegni ai ragazzi?
“Una
scena musicale importante è sempre stata molto presente qui in Val
di Cecina e le nuove generazioni ci sono per continuare a coltivare
questa passione, con nuovi progetti. Certo i tempi sono cambiati, è
diversa la comunicazione, diverso l'approccio a formare un gruppo.
Noi della vecchia generazione, come me ed altri insegnanti che
conosco e che hanno come me molti giovani allievi musicisti, ci
stiamo impegnando per far sì che questa scena musicale della zona
resti in piedi. Per noi l'obiettivo è quello sì di lavorare quando
si insegna,ma anche fare in modo, avendo una passione, che nel futuro
questa passione sia viva anche nella felicità degli allievi e delle
nuove generazioni. Ci auguriamo che i ragazzi vadano a suonare e che
si divertano, come facciamo ed abbiamo fatto noi”.
Oggi,
secondo te, è più difficile fare musica?
“Sicuramente
sono cambiate le abitudini: oggi la vita in casa, dentro le mura, è
un po' più comoda, anche se c'è questa crisi non è che poi la si
sente più di tanto. In casa abbiamo tutti internet, la televisione
con tanti canali, un sacco di comodità e distrazioni che ti portano
a stare tanto tempo in casa e che ti portano a comunicare più via
virtuale, che di persona.
Quando eravamo ragazzi noi, e tanto più
quelli prima di noi, non c'erano i cellulari quindi se dovevi parlare
con una persona la chiamavi a casa, oppure andavi al bar, tanto
sapevi che l'avresti trovata lì. Prima in casa c'era poco da fare:
quando avevo 17-18 anni io in casa ci mangiavo, ci dormivo, ma poi il
resto del tempo lo passavo fuori, dovevo uscire per veder gli amici,
per suonare con il mio gruppo, per praticare uno sport. Oggi ognuno
di noi ha il mondo dentro la propria casa, dalla camera riesce a
comunicare col mondo esterno tramite i social network e in un certo
senso si vive quella vita virtuale, trascurando quella che è la vita
vera fuori”.
Alessandra Siotto
© Riproduzione riservata
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