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Cultura martedì 01 novembre 2016 ore 06:30

I ruoli nelle famiglie degli anni '50

Nei nuclei che vivevano nella campagna volterrana esisteva una precisa divisione dei compiti: c'erano il fantasista, l'acculturato, la curatrice



VOLTERRA — La campagna volterrana, adesso molto più vicina alla città per la velocità dei mezzi di trasporto, una volta era un mondo lontano, isolato, anche se estremamente importante per l’economia del territorio visto il suo carattere rurale.

Fino agli anni Cinquanta, esistevano le famiglie patriarcali impegnate, con una precisa divisione dei compiti, nelle fatiche quotidiane e legate tra loro dalla solidarietà per le miserie comuni e per i lavori da svolgere assieme: la battitura del grano e la vendemmia.

In ogni nucleo familiare c’erano almeno tre persone che ricoprivano ruoli precisi e particolari: il fantasista, ossia l’animatore delle veglie, che sapeva suonare uno strumento, era intonato e aveva capacità di raccontare storie, quasi fosse un aedo contadino; l’acculturato che, sapendo leggere e scrivere, insegnava l’abc ai bambini e li seguiva negli studi primari; la curatrice (rigorosamente una donna) che interveniva in caso di malattia o di indisposizione, grazie alle sue qualità di erborista e alle sue conoscenze di riti antichissimi come la segnatura con vecchie monete o la recitazione di formule esoteriche, principalmente preghiere e raccomandazione ai Santi. Quest’ultima assolveva a una funzione importante in un contesto in cui la miseria non permetteva né la farmacia né il medico, se non per problemi molto gravi. La sua conoscenza delle qualità curative delle piante era approfondita come la sua sensibilità nel comprendere le cause di alcuni disturbi, a volte attribuiti a malanni, altre a influenze negative o all’ostilità di qualche nemico giurato della famiglia (malocchio, influenze stregonesche). Questa antica sapienza veniva tramandata di generazione in generazione. La curatrice sceglieva, fra le bambine che abitavano il casolare, quella considerata più sensibile, con una propensione innata per la veggenza oppure nata settimina o in un periodo considerato particolare dalla devozione contadina (il santo del giorno o una data fondamentale del calendario liturgico).

La scienza erboristica assumeva un ruolo particolarmente importante nella vita di tutti i giorni e si rivelava utile sia per la preparazione di decotti sia per il regime alimentare quotidiano.

Nonostante siano passati molti anni, sfogliando riviste di settore è possibile scoprire come i rimedi di un tempo siano ancora estremamente attuali, alcuni preparati del passato, infatti, trovano conferma dei loro benefici e delle loro proprietà, nella scienza omeopatica e nella nutraceutica. 

Viola Luti
© Riproduzione riservata


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