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martedì 19 marzo 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

Lo stile di vita dei tangueri

di Maria Caruso - sabato 17 dicembre 2016 ore 13:50

I tangueri per definizione sono persone vitali. Lo stile di vita, che rappresenta il profilo di pensiero e di azione caratterizzante un singolo individuo o una categoria d’individui, come quella costituita dai ballerini di tango, diventa un modello ideale tipico cui, i singoli, corrispondono con maggiore o minore intensità. 

I tangueri adottano specifici schemi di vita e modelli che li distinguono dal resto dei membri della società poiché frequentando le scuole di ballo e le milongas, sono costretti a modificare alcuni loro comportamenti. Per la maggior parte dei tangueri il punto cruciale è quello di andare a scuola nei giorni prestabiliti facendo di tutto per non mancare e mantenendosi in forma per andare a ballare il più possibile. 

I fine settimana sono riservati a eventi quali maratone, festival, encuentri, dove è possibile ballare con persone sempre nuove e diverse. Man mano che si diventa tangueri “doc” cambia il profilo di pensiero in cui atteggiamenti, interessi e opinioni sono consoni alla vita di un ballerino, distinguendo il mondo da chi balla da chi non lo fa. 

Infine il profilo d’azione si adegua compiendo acquisti che tradotti sul piano materiale sono l’auto rappresentazione di se stessi nel mondo del tango. Esiste comunque un decalogo dello stile di vita tanguero che possiamo semplificare in dieci punti fondamentali: 

Primo fra tutti il tanguero controlla sempre postura, asse, equilibrio, abbraccio, ecc in procinto di iniziare una tanda e non solo, giacché tutti i piccoli gesti della vita quotidiana e i movimenti giornalieri, come il semplice camminare, possono aiutare il corpo a memorizzare la tecnica corretta da tenere in pista. 

Tutti i luoghi sono capaci di ispirare passi di tango nei tangueri, in piena solitudine, emulando ganchi, bolei e quant’altro anche in assenza di un ballerino/a a disposizione in quel momento. In secondo luogo a ogni evento e in ogni luogo dove vengono esposti abiti e/o scarpe è obbligatorio fare una tappa anche solo per guardare e se ispirato/a da qualcosa in particolare, non può mancare il nuovo acquisto da “incignare” subito o per il prossimo evento/milonga. 

Gli arrangiamenti su abiti non proprio tangueri è sempre da tenere in considerazione poiché la varietà degli abiti posseduti deve essere piuttosto consistente (specie per le donne) anche se poi durante le milongas non sono fondamentali per la riuscita (ballare a più non posso) della serata perché tanto gli uomini nemmeno ci guardano. 

Terzo punto è di riuscire a ballare abbondantemente e se possibile con tangueri/e sempre più bravi/e per rafforzare tecnica di ballo e autostima. Deleterio è, infatti, passare un’intera serata seduta/o su una sedia o a fare la spola tra toilette e zona fumatori perché non c’è modo di far passare il tempo. 

Al quarto punto, è auspicabile diminuire e ridurre la quantità di errori effettuati durante una serata, anche se consapevoli del fatto, che non sarà mai possibile eliminarli del tutto, anche se spesso si da la colpa agli altri, alla pista troppo affollata, ai tangueri che non seguono la ronda, ecc. 

Alla quinta posizione troviamo la capacità di accrescere il più possibile, il numero delle figure effettuate per gli uomini e degli adorni nelle donne, una volta però, acquisiti tecnica ed eleganza che non devono mai mancare perché altrimenti è meglio non cimentarsi in volkade o colgade mal eseguite, dando l’impressione di essere trascinate via per i capelli per le donne e di cadere addosso alle donne per gli uomini. 

Al sesto posto troviamo la moderazione e la limitazione di figure esageratamente spettacolari, se lo spazio non è sufficiente e soprattutto, nel rispetto del ballerino/cui stiamo ballando. Nessun tanguero/a deve mettere in difficoltà chi ha scelto come compagno/a durante una tanda come accade del resto, nelle coppie sposate da tanto tempo che non si lasciano, ma si sopportano. 

Al settimo posto occorre mantenere un abbraccio morbido e accogliente, affinché chi sta di fronte, si senta in sintonia e perfettamente a suo agio fra le braccia del partner. 

Cambiare i ballerini, parlando dell’ottavo punto, è consigliato per favorire lo sviluppo e la crescita personale, come quando si fa una dieta alimentare che per essere efficace, deve essere varia. Difatti s’impara di più se proviamo a fare qualcosa che non abbiamo mai sperimentato (compreso ballare con le persone in su con l’età o con un fisico non proprio perfetto) che a fare sempre le stesse cose. 

Al nono troviamo l’indicazione di seguire sempre i consigli dati dai nostri maestri poiché loro sono gli unici a sapere di noi, pregi e difetti e, per ogni dubbio, è bene consultarli come quando si va dal medico curante, per evitare di fare di testa propria adottando rimedi che potrebbero essere dannosi per la propria performance. 

All’ultimo posto ma non meno importante è fondamentale curare il nostro aspetto fisico senza tralasciare mai le basilari abitudini del lavarsi (per entrambi i sessi) e del depilarsi (per le donne) perché l’abito in questo caso fa anche il tanguero/a. 

La settimana ideale infine dovrebbe essere così ripartita un giorno dedicato allo studio e uno alla pratica, due – tre giorni dedicati a ballare e tre giorni dedicati ad altre attività o al riposo per le persone più stressate dal lavoro o più in là con gli anni.

Maria Caruso

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