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Cultura martedì 13 ottobre 2015 ore 20:18

Con il restauro si riscrive la storia dell'arte

L'Assunta che dona la cintola a San Tommaso tra i Santi Giovanni Battista e Sebastiano

Nella chiesa di Sant'Antonio è conservata una preziosa terracotta robbiana, ma alcune opere all'interno della cappella sono minacciate dall'umidità



VOLTERRA — Era sempre stata attribuita ad un allievo dei Della Robbia, che aveva imparato i segreti della terracotta dipinta ad olio. Invece, si è scoperto di essere di fronte ad una autentica terracotta robbiana. All'esterno una cornice in ceramica invetriata policroma tipica dei Della Robbia e all'interno la composizione dei personaggi sempre robbiana, ma in terracotta pitturata con colori a olio.

LA TERRACOTTA DEI MISTERI. I dettagli saranno svelati sabato 17 ottobre, a partire dalle 15,30 durante un convegno al Centro studi a Volterra, organizzato dall'associazione Amici dei Musei, con i massimi esperti in materia come Giancarlo Gentilini,David Lucidi e Francesco Traversi.
Intanto si sa che la paternità dell'opera, del 1520 circa, conservata nella chiesa di Sant'Antonio in piazza XX settembre a Volterra, è stata attribuita a Giovanni della Robbia e Bottega.

La terracotta robbiana, L'Assunta che dona la cintola a San Tommaso tra i Santi Giovanni Battista e Sebastiano, è stata recentemente restaurata per volontà dell'associazione Amici dei Musei e dei Monumenti Volterrani e grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra che ha pagato oltre la metà dei costi, pari a circa 5mila euro per l'intervento.
La restauratrice Silvia Bartalucci della ditta ArteRestauro di Cascina, che ha eseguito i lavori, spiega che “è stato un intervento mirato alla pulitura, innanzitutto a rimuovere la polvere, poichè erano circa 50 anni che l'opera non era oggetto di manutenzione”. Eppure dal restauro si è aperto un altro mistero.
"L
a terracotta prima si trovava alla Pieve Delle Nera, una chiesetta di campagna intorno ad Ulignano, ma una cinquantina d'anni fa, fu portata nella chiesta di Sant'Antonio per evitare che venisse danneggiata – spiega Bartalucci –  ma nel trasporto è stata rotta e deteriorata: l'opera è costruita da una serie di formelle che sono state smontate, ma facendo la pulitura ci siamo accorti che nella zona in basso sinistra una grossa parte di formelle sono state danneggiate”. “Il restauratore di 50 anni fa, forse un artigiano – prosegue - è stato molto abile a cercare di tenere insieme tutti questi pezzi, soprattutto il braccio del San Giovanni che era rotto e dove ha messo una croce per sorreggerlo, così per rimediare al danno il San Giovanni Apostolo è stato trasformato in San Giovanni Battista; d'accordo con la sovrintendenza è stato deciso di lasciare in mostra questa trasformazione visibile nell'opera”. “Almeno questo è quello che noi pensiamo – conclude Bartalucci - Saranno poi gli storici dell'arte interpellati a fare degli studi su quello che abbiamo trovato; intanto il restauro si è fermato e ora queste ipotesi dovranno trovare conferme e svelare cosa è accaduto realmente”.

LA CHIESA DI SANT'ANTONIO. Ma questa piccola chiesa in Piazza XX settembre, che fino ad alcuni decenni fa ospitava la benedizione del bestiame in occasione della festa di Sant'Antonio, ora molto visitata dai turisti, contiene altri gioielli artistici, che però hanno bisogno di essere salvaguardati.

“La chiesa di Sant'Antonio risale al 1400 e appartiene all'antico ordine degli ospedalieri, ma già dal 1100 si ha notizia che qui vi fosse un tabernacolo – spiega Gianfranco Chessa dell'associazione Amici dei Musei - La proprietà della chiesa è ora dell'ordine antichissimo dei Canonici della Cattedrale e questo edificio contiene alcune opere antiche e di valore, ad esempio di Daddi e Franceschini, oltre alla terracotta robbiana, tutte opere non nate qui ma portate dopo”.

“Attualmente la chiesa è aperta grazie ad una custode ed è visitatissima e tanti lasciano buone offerte  in quanto è molto apprezzata– aggiunge Chessa - nonostante sia poco citata sulle guide volterrane: nei vari cataloghi ci sono i quadri, ma non la chiesa, la gente però ci si ferma numerosa, soprattutto gli stranieri, perchè è collocata in un punto particolare di passaggio”.

Ma adesso la chiesa in alcuni punti è in condizioni critiche per colpa della forte umidità. “A rischio in particolare c'è una tela del Daddi che per colpa dell'umido di sta staccando– prosegue Chessa - E' necessario intervenire, magari basta anche poco, perchè tutta l'acqua della piazza e della strada arriva sul sagrato della chiesa ed entra sotto le mura, con l'umidità che dall'esterno filtra all'interno".
Dall'associazione, che lavora di concerto con la Soprintendenza e con le istituzioni per tutelare il patrimonio artistico, si chiede dunque attenzione per questo piccolo gioiello. Intanto la Sovrintendenza, proprio a tutela delle opere, potrebbe spostare la tela di Daddi prima che si danneggi ulteriormente e nell'attesa di restaurarlo.

Alessandra Siotto
© Riproduzione riservata


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