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Attualità mercoledì 29 ottobre 2014 ore 15:15

Trenta "Bandiere del Gusto" alla Provincia pisana

Un'indagine di Coldiretti segnala le specialità alimentari sul territorio. Dal Nodino di Montopoli al tartufo di San Miniato. Un primato del Made in Tuscany



PROVINCIA DI PISA — La Provincia di Pisa si conferma una terra meravigliosa per la cultura del buon cibo contribuendo alla leadership regionale di “Bandiere del Gusto” (in tutto 463 su 4813 a livello nazionale) con ben trenta spettacolari specialità alimentari alcune delle quali simbolo delle più antiche tradizioni contadine. 

A dirlo è un’indagine di Coldiretti Pisa sulla base della lista di prodotti che hanno contribuito al primato del Made in Tuscany. Le bandiere sono assegnate sulla base delle specialità alimentari presenti sul territorio nazionale che sono ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni. “Si tratta del risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità del territorio e le sue tradizioni alimentari; – ha spiegato Fabrizio Filippi, presidente Provinciale Coldiretti – sono elementi cui questo la nostra regione, e l’Italia, devono puntare per far ripartire il nostro paese”. 

Si sono meritate una bandiera il nodino di Montopoli in Valdarno, il salume ricavato dalla spalla del maiale adulto che risale agli inizi del ‘900, il particolare fegatello di maiale macinato pisano ottenuto dalla macinatura di varie parti “povere” del suino, il salame di vino dal colore intenso di San Miniato, così come intenso, per profumo e colore è la soppressata di sangue, un altro vanto della norcineria pisana, consumato come affettato oppure fritto nell’olio previa infarinatura o, se preferite, scaldato in acqua bollente e servito come contorno. Sempre tra le carni, ad ulteriore prova di una vocazione per la lavorazione delle carni, troviamo la spalla di maiale, una ricetta che ci rimanda alla tradizione contadina ed è usata ancora oggi per il cosiddetto “piatto maggese”. Una specialità è sicuramente l’aceto d’agresto sanminiatese impiegato fin dall’antichità, a partire probabilmente dai romani, per accompagnare gli alimenti, come sempre da San Miniato e dintorni troviamo il carciofo (o mamma sanminiatese) di cui troviamo tracce già nell’ottocento e la susina amoscina nera. Appartengono sempre alla sorprendente biodiversità saniminatese il pomodoro grinzoso ed i cantucci, qui si parla di dolciumi. Bandiera anche sul pecorino alle erbe aromatiche ed il pecorino delle balze volterrane e per l’olio monovarietale di madremignola. E ancora la patata di Santa Maria a Monte o, se preferite chiamatela “la tosca”, che si distingue ancora per essere raccolta manualmente, la piattella pisana (o fagiolo di San Michele), il pomodoro pisanello. Come dimenticare il tartufo bianco, il Re d’Autunno per antonomasia che sta vivendo una stagione molto positiva, l’uva colombana di Peccioli e la zucchina mora pisana, tipica di questo mese, coltivata tra Crespina e Molina di Quosa. Per i golosi c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalla cecina o farinata, ai miniatesi, dal pane di Montegemoli al miele di spiaggia del litorale pisano che deve la sua peculiarità dal fatto che le arnie si trovano in prossimità delle spiagge e delle dune.

Secondo Coldiretti l’eccellenza e la varietà incredibile delle produzioni agroalimentari e la ricettività agrituristica forte della provincia pisana di quasi 400 strutture agrituristiche sono i punti di forza dell’offerta provinciale e i principali elementi di attrazione per i turisti. Le strutture agrituristiche sono cresciute, tra il 2011 ed il 2012 (fonte Irpet Toscana) del 4,1%, il 18,9% se prendiamo come periodo di riferimento il 2007-2012. 

“La ricettività agrituristica, la varietà agroalimentare e la cucina sono i punti di forza – spiega Aniello Ascolese, direttore provinciale Coldiretti – della nostra offerta turistica soprattutto a livello internazionale. Gli stranieri rappresentano il 41% del totale di arrivi negli agriturismi”. Negli agriturismi hanno trovato posto (Rapporto Irpet 2013) circa 47mila turisti, di cui 27mila stranieri. “Le presenze agrituristiche sono una delle componenti di maggiore crescita; – conclude Alessandro Piceni Belli, presidente provinciale Terranostra – cibo, paesaggio, qualità della vita e arte sono gli elementi che caratterizzano e distinguono la nostra offerta". 


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