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Attualità mercoledì 29 aprile 2015 ore 05:25

I 193 di Saline nei 20mila esuberi di Schlumberger

Il più grande fornitore di servizi per la perforazione di petrolio al mondo, che controlla Smith, aveva annunciato tagli a livello globale legati alla crisi del mercato del greggio



VOLTERRA — Per il territorio della Val di Cecina quei 200 lavoratori dello stabilimento di Saline di Volterra sono un numero enorme che non potrebbe essere riassorbito dal tessuto produttivo locale, con ricadute gravissime dal punto di vista sociale ed economico su tutta la zona. Per il colosso dell'energia sono una piccola percentuale di quei 20mila lavoratori da tagliare, su una forza lavoro a livello mondiale che ne impiega oltre 120mila in varie parti del pianeta. Almeno secondo i piani della Schlumberger Limited, la più grande società di servizi petroliferi al mondo con dipendenti di 140 nazionalità occupati in 85 Paesi, che nel 2010 ha acquisito la Smith International, compreso lo stabilimento di Saline, dove si producono scalpelli per la perforazione. L'unico in Italia della società per quanto riguarda il settore manifatturiero.

I vertici dell'azienda Smith hanno comunicato due giorni fa alle rappresentanze sindacali la volontà di cessare l'attività nello stabilimento nell'ambito della ristrutturazione del gruppo societario. Lavoratori, sindacati, istituzioni, forze politiche, cittadini: tutti si sono mobilitati fin da subito contro questa decisione. Domani mattina, 30 aprile, lo sciopero e la manifestazione davanti alla sede di Saline e la sera una riunione tra sindaci del territorio, Rsu e sindacati, convocata dal sindaco di Volterra Buselli. Martedì 5 maggio a Pisa l'incontro con i vertici dell'azienda, al quale, annunciano le Rsu, parteciperanno numerosi lavoratori ed i loro familiari per far sentire forte la loro voce di protesta. Il giorno seguente, 6 maggio, vertice con l'assessore Simoncini in Regione, ente che nel luglio scorso aveva siglato con Smith un protocollo d'intesa per consolidare la presenza dell'azienda sul territorio. Ci sono davanti, dunque, due mesi e mezzo prima che per i 193 lavoratori scatti la mobilità.

Ma per capire, forse, cosa c'è dietro a questa 'ristrutturazione del gruppo' sono utili le dinamiche del mercato globale. E' indubbio che la cassa integrazione e i momenti di difficoltà attraversati dall'azienda di Saline siano legati alla crisi petrolifera, al calo delle commesse e all'andamento del prezzo del petrolio. Però, come accaduto altre volte, il mercato solitamente riparte e l'oscillazione del greggio porta a periodi di crisi ciclici: perchè stavolta la chiusura?
La stampa specializzata internazionale riporta che Schlumberger il gennaio scorso aveva annunciato, a causa del crollo dei prezzi del greggio con una forte erosione degli utili nel quarto trimestre 2014, il licenziamento di 9mila persone nel mondo, pari al 7 per cento della sua forza lavoro. "Spiazzati gli osservatori - scrivevano allora gli organi di informazioni di settore - l’azienda aveva già annunciato svalutazioni per oltre un miliardo e mezzo di euro relative, oltre che al valore delle sue navi da ricerca sismica, ad un intervento sul personale, ma nessuno si aspettava un taglio così grande".
Poi, ad aprile sono arrivati i dati del primo trimestre del 2015: un calo del 9 per cento del fatturato nel primo trimestre, con profitti di quasi il 39 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2014. Ecco come spiega Schlumberger in una nota del 16 aprile "la decisione difficile fare un'ulteriore riduzione nel nostro organico di 11mila dipendenti, portando ad una riduzione complessiva di circa il 15 per cento rispetto al picco del terzo trimestre 2014". Tagli a livello globale entro settembre che si aggiungono ai 9mila di gennaio. Come si legge sulla stampa americana di settore: "la società non rilascia dettagli sulle aree interessate o luoghi specifici". Ma la nota ufficiale del colosso riportata dalla stampa parla chiaro: "la repentinità della caduta delle attività di esplorazione e produzione del petrolio ha reso difficile la buona gestione delle nostre risorse; mentre guardiamo avanti, continueremo ad allineare le nostre risorse sulla base della domanda mondiale, offrendo allo stesso tempo la qualità del servizio eccellente ai nostri clienti". Tradotto: cala la domanda, migliorano le tecnologie estrattive, c'è più petrolio di quello che serve e quindi si taglia.

I prossimi giorni saranno cruciali per capire quanto queste dinamiche influiscano realmente sul futuro dello stabilimento di Saline di Volterra. E' certo però che i 200 lavoratori per questo territorio hanno un peso enorme che andrà difeso con ogni mezzo.

Alessandra Siotto
© Riproduzione riservata


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