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Cultura lunedì 26 dicembre 2016 ore 16:00

L’urna volterrana che ha ispirato Michelangelo

L'urna etrusca

La morte di Patroclo, raffigurata sul reliquiario etrusco, potrebbe aver influenzato l’artista rinascimentale nella realizzazione della Pietà Rondanini



VOLTERRA — Le contaminazioni tra opere sono estremamente frequenti sia in arte sia in letteratura. Gli artisti, infatti, traggono ispirazione, oltre che dalla realtà a loro contemporanea, anche dai lavori dei loro predecessori e, come Giano bifronte, guardano al futuro, tenendo un occhio rivolto al passato. Individuare i riferimenti e le ascendenze, anche se non sempre le ipotesi corrispondono alla realtà dei fatti, è importante per comprendere, nella loro interezza, la complessità e il significato del soggetto trattato.

Un sincretismo artistico e culturale che coinvolge, contemporaneamente, la forma e il contenuto. Osservando la Pietà Rondanini è possibile individuare influenze estetiche e concettuali che riconducono all’antichità.

Il capolavoro di Michelangelo sembra, infatti, rievocare l’urna in alabastro raffigurante la morte di Patroclo. Nel reliquiario etrusco, il guerriero acheo assume una posizione materna e sembra vegliare l’amico defunto come se volesse capacitarsi della sua morte.

Ed ecco il collegamento con la scultura marmorea rinascimentale. Tralasciando, infatti, la sua valenza religiosa e provando a cogliere ciò che si nasconde dietro la pietà, si scorge una donna fragile che, ancora giovane, sorregge il corpo di un adulto senza tradire altro se non un dolore abissale, inconsolabile. Il significato è, quindi, legato al concetto di appartenenza e di riappropriazione del corpo che si è generato. Ogni stato di dolore rappresenta la nostalgia del ritorno nel “laboratorio” della vita e, di conseguenza, l’azzeramento della morte.

Il reperto etrusco e l’opera michelangiolesca sono, dunque, assimilati dal sentimento della malinconia rassegnata e dell’impotenza di fronte a una vita che si è spenta. In entrambi i casi, l’abbraccio, il dolore muto, non gridato e la remissione di fronte alla volontà divina prevalgono sulla concitazione e sulla disperazione.

L’urna cineraria, che risale al II secolo a.C., è stata rinvenuta a Volterra ed è attualmente conservata al Museo archeologico nazionale di Firenze.

Viola Luti
© Riproduzione riservata


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