Cultura martedì 18 aprile 2017 ore 12:00
D’Annunzio e il giardino del Guarnacci

Nel suo romanzo "Forse che sì forse che no", il Vate descrive le urne etrusche e i fiori del museo archeologico di Volterra
VOLTERRA — Cippi a forma di pigne, urne di tufo, pergolati di uva e rosai caratterizzano il giardino del museo etrusco Guarnacci che, descritto da Gabriele D’Annunzio nel Forse che sì forse che no, diventa un indimenticabile e significativo scenario della storia. Ma, nelle pagine del romanzo volterrano, il parco, oltre a essere teatro delle vicende, diventa attore. Il suo ruolo, infatti, non si limita ad accogliere la scena, ma si trasforma in coprotagonista. Senza alcuna battuta riportata sul copione, piante e reperti archeologici interpretano la loro controscena e, nella loro parte silenziosa, sembrano ricordare al lettore il potere della natura e le abilità creative e il vitalismo dell’uomo. Esaltate nella loro normalità straordinaria, le due realtà distinte fanno parte della stessa opera e, calato il sipario, continuano a esibirsi sul palcoscenico della vita.
Viola Luti
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