Yalta 2.0 e il caso Metropole
di Salvatore Calleri - lunedì 29 luglio 2019 ore 10:28
Da un punto di vista geopolitico oggi si può dire se ci troviamo di fronte ad una Yalta 2.0 oppure no?
L'accordo di Yalta de facto fino al 1989, 30 anni fa, aveva diviso il mondo in sfere di influenza in modo rigido.
Con la caduta del muro l'area del patto atlantico si era estesa allargando i confini alla parte est dell'Europa entrata quasi tutta nella UE.
Poi con l'avvento di Putin le cose cambiano ed in qualche modo la Russia decide di riprendere, almeno in parte, la propria storica influenza nell'area.
In questo periodo quindi, in cui lo scenario vede una Russia influente ed una Cina forte economicamente, bisogna vedere se quanto stabilito a Yalta, almeno per la parte riguardante il patto Atlantico, ha una sua ragione d'essere.
Ora di sicuro Yalta come era un tempo non esiste più, il mondo in 30 anni comunque ha ridisegnato i confini, e la situazione politica da rigida e definita, è diventata prima liquida ed ora appare in ebollizione con la Turchia in posizione ambigua ad est. Quindi, a mio modesto parere, potremmo trovarci in una sorta di Yalta 2.0 non dichiarata, ma diretta evoluzione di quella del dopoguerra, valevole almeno per gli atlantisti.
Ebbene in questo scenario l'Italia che fa? Ed il cosiddetto caso intercettazioni al Metropole di Mosca che rischi comporta?
A prescindere dallo scambio di denaro eventuale o del finanziamento illecito ai partiti su cui ci sono indagini in corso e su cui non è mia intenzione intervenire, il problema vero è che, da quanto si apprende dai media, sono uscite delle intercettazioni che evidenziano la volontà di posizionare l'Italia al di fuori del patto Atlantico.
Il problema è che queste intercettazioni sono a carico di soggetti considerati a torto o a ragione, non sta a me dirlo, vicini alla Lega.
Il ministro dell'interno Salvini ha quindi di che preoccuparsi su questo punto... L'Italia fuori dal patto Atlantico in questa fase geopolitica descritta sopra gli creerà problemi di natura internazionale dal quale nemmeno l'ampio consenso interno che sfiora il 36% degli elettori lo porrà al riparo.
In questo momento storico l'Italia per come è posizionata geopoliticamente non può stare fuori dall'alleanza atlantica.
Salvatore Calleri