Cultura mercoledì 26 aprile 2017 ore 13:45
Il Fascio littorio ha origini etrusche

Riprese dal regime fascista, le verghe di betulla legate da un laccio di cuoio, simbolo di potere punitivo e sovranità risalgono ai Rasenna
VOLTERRA — Passato tristemente alla storia con l’avvento del fascismo, il Fascio littorio ha origini antiche, lontane dal ventesimo secolo. Associato, molto spesso, alla cultura romana, in realtà, come testimoniato dagli scritti di storiografi classici tra cui Dionigi di Alicarnasso, Strabone e Tito Livio, i latini lo ripresero dagli Etruschi.
Nell’antica civiltà, infatti, veniva utilizzato dagli artigiani come attrezzo da lavoro per la costruzione delle navi e, successivamente, fu impiegato nei tribunali sia come simbolo di giustizia sia come arma. I bastoni di legno tenuti assieme da lacci di cuoio fungevano, infatti, da strumento di difesa e per infliggere le pene ai colpevoli durante i processi pubblici. E, proprio queste funzioni, ne determineranno il significato legato al comando e al castigo. In seguito il suo campo semantico si allargò al concetto di unità, di coesione e di appartenenza a uno stesso popolo e all’idea di forza e di compattezza che ne derivavano. Il lungo viaggio nella storia di un oggetto, da strumento di lavoro a simbolo di solidità e di compattezza, ricorda a tutti il filo rosso che attraversa gli uomini tenendo in vita e cementando passato e presente, antichità e modernità. Come diceva Antoine-Laurent de Lavoisier “Nulla si perde, nulla si crea, anche nella storia.”
Viola Luti
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