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Cultura martedì 24 gennaio 2017 ore 16:00
Ciò che resta dei templi
Nel corso dei secoli i luoghi di culto etruschi sono andati distrutti, ma grazie al trattato di Vitruvio siamo in grado di risalire alla loro architettura
VOLTERRA — Non la dimora della divinità, ma un luogo consacrato destinato al culto, al raccoglimento e alle offerte votive. Ecco come gli Etruschi concepivano il tempio. Le attività religiose e i rituali magici erano gestiti dagli aruspici, sacerdoti dediti alle arti divinatorie e in grado di decifrare i segni degli dei.
Ma come erano i luoghi sacri dei Rasenna?
A causa dei materiali deperibili con cui erano costruiti, i templi sono andati distrutti nel corso del tempo. È possibile, però, riscostruirne le caratteristiche grazie ai ritrovamenti archeologici dei loro basamenti in pietra, alle riproduzioni dei modelli votivi e ai contributi dell’architetto romano Vitruvio che le ha descritte nel De Architectura. Così, ricorrendo a un po’ di immaginazione, possiamo, almeno con la fantasia, capire come erano organizzati.
A eccezione delle fondazioni, la struttura era costituita da materiali leggeri: le colonne e il tetto in legno e le pareti in mattoni. Questo comportò, oltre a un facile deperimento, anche uno sviluppo limitato in altezza. Il tempio, che rifletteva la suddivisione della volta celeste, era diviso in due zone: il pronao, nella parte anteriore, composto da otto colonne disposte in due file e, nella parte posteriore, le celle, ovvero aree coperte, ciascuna dedicata a una divinità.
Elemento architettonico imprescindibile era il podio, un basamento in pietra, alto e a forma rettangolare che, probabilmente, aveva la funzione di ospitare un altare o un sacerdote intento nella divinazione. La posizione soprelevata, oltre a renderlo visibile da ogni angolo della città, ne sottolineava l’importanza e lo avvicinava ai regno dei cieli, allontanandolo dai maligni influssi terrestri.
Il frontone, originariamente aperto, consentiva di vedere le strutture del tetto; successivamente, venne sostituito da una versione chiusa, impreziosita da una composizione figurata.
Aspetti originali sono i rivestimenti di terracotta colorata, le cornici e le architravi decorati con figure geometriche e floreali, gli acroteri e le antefisse ornati con immagini sacre, di animali e di spiriti malvagi.
Nei luoghi in cui sorgevano gli antichi templi, sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici che testimoniano come fosse diffusa l’usanza di lasciare offerte e doni alla divinità in segno di devozione e per ottenerne i favori.
Viola Luti
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