Cultura lunedì 18 settembre 2017 ore 11:00
Gli Etruschi dalla terra alla vetta del cielo

Secondo la religione dell’antico popolo, dopo la morte aveva inizio la vita eterna che rappresentava il vero obiettivo dell’esistenza terrena
VOLTERRA — Terra e cielo, materia e spirito. Realtà opposte che, per gli Etruschi, rappresentavano le due tappe centrali della loro esistenza. La prima, infatti, consentiva di avere accesso alla seconda, passando dal pragmatismo delle dinamiche quotidiane al raggiungimento della perfezione dell’anima e al ricongiungimento con gli dei.
Universi opposti, quindi, ma complementari, le cui esistenze erano disgiunte, ma collegate. Il regno ultraterreno rappresentava, infatti, per i Rasenna la destinazione finale che, conclusiva di un percorso, ne dava inizio a uno migliore. Ma la sfera celeste e incorporea veniva conquistata soltanto dopo aver attraversato la dimensione claustrale delle viscere terrestri, come se, nel disegno divino, fosse tracciato un messaggio nascosto: è possibile cogliere l’evanescenza noumenica unicamente dopo aver conosciuto e sperimentato la concretezza dell’esistenza. Principio che risulta ben radicato anche in forme più moderne del pensiero religioso. Dio si indebolisce, diviene uomo per provare su se stesso la misura, il limite e il male di vivere.
Viola Luti
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