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Attualità martedì 10 novembre 2020 ore 12:58

Ospedale Covid sì o no?

L'ospedale di Volterra

Si susseguono senza sosta gli interventi su come dovrebbe essere utilizzato il Santa Maria Maddalena in occasione della seconda ondata di coronavirus



VOLTERRA — Di fronte all'avanzare della seconda ondata di coronavirus, c'è chi spera che il Santa Maria Maddalena diventi un ospedale Covd (Letti Covid sul Colle, Per Volterra plaude) e c'è chi auspica il contrario. Tra chi chiede posti letto Covid all'ospedale di Volterra troviamo anche il dottor Paolo Fidanzi, medico di famiglia e responsabile dell'Idv a livello regionale.

"I contagi aumentano - ha scritto Fidanzi -, gli anestesisti si sgolano a chiedere posti letto di sub intensiva intensiva almeno Covid. Non conosco le decisioni di venerdì a Pisa sulla scelta delle nuove bolle Covid. E' Sempre più necessario rendere anche Volterra Ospedale Covid con relativa bolla e diagnostica Covid. Bisogna invertire la rotta! Gli interventi non Covid vanno fatti negli ospedali dove c'è già una efficiente rianimazione post chirurgica. A Volterra no, i piccoli interventi vanno differiti il più possibile".

Di tutt'altro avviso il dottor Stefano Vallini, che lavora proprio nell'ospedale volterrano, e il sindaco, Giacomo Santi. In certo qual modo, lo scenario descritto da Vallini e Santi richiama alla mente quello dei soccorsi in occasione di un grande terremoto, durante i quali non tutti i volontari che partono finiscono in prima linea a scavare fra le macerie, perché c'è anche chi si deve occupare di assistere gli sfollati. E medico e sindaco sembrano voler ricordare che questo secondo impiego non è meno importante del primo.

"Ancora una volta provo a chiarire quella che è la situazione attuale nel nostro ospedale - ha scritto nei giorni scorsi il medico -, visto che in giro si leggono varie interpretazioni di quella che è la nostra attività e che possono risultare fuorvianti se mal interpretate. A oggi la attività chirurgica in elezione continua come nei mesi scorsi. Noi siamo un ospedale che la regione ha individuato come “No Covid”, per cui siamo individuati dalla Asl Nordovest come uno dei presidi dove si può, e si potrà se le condizioni future non muteranno, accogliere interventi programmati".

"Tutto questo seguendo la procedura indicata dalla stessa Asl per garantire la maggior sicurezza possibile ai pazienti e al personale - ha proseguito Vallini -. Quindi tamponi a tutti i pazienti in ingresso, accesso ai reparti e alle sale operatorie solo ai negativi, procedure anti Covid stringenti secondo le indicazioni del CSS e della presidenza regionale. Riguardo alla collaborazione con i colleghi di Pontedera questa è regolarmente in atto solo per la attività chirurgica come sempre stato, e questo non può che essere positivo soprattutto per Pontedera dove la attività programmata sta subendo gravi limitazioni stante la attuale situazione".

"Non so se in futuro queste condizioni muteranno - ha osservato il medico -, sinceramente spero che questo ospedale non venga individuato come Covid. Scelta per lo meno illogica vista la grande difficoltà a seguire le liste di attesa e che sarebbe imposta da un peggioramento della pandemia tale da dover reperire dovunque posti letto, e non è così al momento. A oggi tale eventualità non è stata richiamata da nessuno. Non è vero che la mancanza di terapia intensiva, nella cui attuazione personalmente spero, allontani gli interventi maggiori da qui perché per lo meno nel mio reparto questo non succede, anzi. Per finire faccio appello al buon senso delle persone che intendono servirsi del nostro ospedale e soprattutto chiedo a chi si vuole interessare al nostro istituto, a qualunque parte politica appartenga, di parlare con noi e non sempre e solo di noi. Stiamo lavorando in condizioni già di per se difficili, come si comprenderà, e se qualcuno vuole aiutarci interessandosi a noi lo faccia per cortesia dati alla mano, altrimenti lasci perdere".

Il sindaco, Giacomo Santi è intervenuto sull'argomento anche in risposta al Dottor Paolo Fidanzi.

"Continuo a credere che l’Ospedale di Volterra stia svolgendo a pieno titolo la sua funzione - ha scritto il primo cittadino -, nella rete degli ospedali dell’Asl Toscana Nord Ovest, impegnandosi nella cura delle persone non affette da Covid-19, ma comunque bisognose di diagnosi, di ricovero, di terapie e di interventi chirurgici, così come stabilito dalla recente ordinanza del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che impegna il Sistema Sanitario Regionale a non tralasciare la necessaria assistenza ai pazienti “ordinari”. Stante così la situazione, fino ad oggi l’Ospedale di Volterra è un presidio che la Regione ha individuato come “No Covid” ed è assolutamente nelle condizioni di garantire la maggior sicurezza possibile agli utenti, grazie anche al meritevole impegno di tutti gli operatori, per quanto riguarda le procedure di ingresso, di accesso ai reparti e alle sale operatorie con l’attuazione di severe e scrupolose procedure anti covid-19".

"Non vedo assolutamente queste attività come meramente compensatorie e provvisorie in un momento drammatico come questo - ha proseguito il primo cittadino -, ma le considero perfettamente coniugabili con il processo di riqualificazione avviato e attualmente in corso dell’Ospedale di Volterra, che, se portato a compimento nei termini definiti pubblicamente dalla USL Toscana Nord Ovest, darà la possibilità anche in futuro di proseguire e consolidarsi su questa strada. A tal proposito ribadisco che sono pienamente consapevole delle carenze organiche, in particolare in alcuni ambiti specialistici. Carenze che devono essere colmate necessariamente in tempi molto brevi con nuove assunzioni e da un efficiente servizio di rete, proprio come sta accadendo in questo periodo".

Per guardare oltre al Colle Etrusco, riportiamo anche il disappunto della sindaca di Pontremoli, Lucia Baracchini, una volta saputo che l'ospedale della Lunigiana non sarà più "No Covid", per disposizione della stessa Ausl Toscana nord ovest. Un ospedale, quello di Pontremoli, per molti aspetti paragonabile al Santa Maria Maddalena.

"L’Ospedale di Pontremoli torni no Covid - ha scritto la prima cittadina pontremolese -. Sono davvero rammaricata e preoccupata delle scelte della Regione e dall’Azienda Usl circa la destinazione da dare all’Ospedale di Pontremoli in questa fase di emergenza Covid. Lo sono sia per il metodo utilizzato per assumerle ed attuarle, sia per le conseguenze che potrebbero determinare". 

"Ritengo sia doveroso un urgente ripensamento - ha aggiunto Baracchini - e per questo mi sono rivolta direttamente al neo Assessore Regionale, sperando in un suo fattivo intervento. Per ragioni evidenti il nostro ospedale non è infatti in grado oggi di gestire pazienti Covid e non si capisce come mai l’Azienda, che ne è ben consapevole, non scelga nuovamente la distribuzione delle competenze tra presidi operata qualche mese fa, dimostratasi molto più funzionale agli immobili che ha a disposizione. A Pontremoli, i reparti di Medicina e di Rianimazione dove andrebbero alloggiati i Covid (e non solo quelli) sono obsoleti anche per malati no Covid. I sistemi di ricircolo dell’aria non esistono. I percorsi interni non possono garantire alcuna sicurezza, così come i tentativi posticci di dividere ‘zone sporche’ da zone pulite’. Persino gli spazi dedicati agli spogliatoi ed ai bagni per il personale sono eccezionalmente angusti ed inadatti. Ci sono poi tutti i rischi legati ai necessari transiti dei pazienti da e per i reparti di pronto soccorso e radiologia (le conseguenti sanificazioni), nonché quelli inerenti l’utilizzo degli ascensori (pochi, piccoli, vecchi e mal collocati rispetto alle esigenze di un momento come questo). E’ davvero difficile immaginare che le cose possano svolgersi ad un livello di efficienza e di sicurezza accettabile. Senza contare, poi, che le visite ambulatoriali saranno interrotte, così come si inciderà sensibilmente su altri servizi ordinari e sulla chirurgia di elezione.Infine, è ben chiaro a tutti che una situazione di tale precarietà e di altissimo rischio potrà a breve incidere negativamente persino sulle attività oncologiche, sulla dialisi, sulla donazione del sangue e quant’altro. Insomma, uno scenario per il quale è complicato accettare una decisione del genere, ancora una volta mortificante per addetti ospedalieri e popolazione. Tanto più se si riflette sul come e sul perché si è arrivati ad avere ancora oggi un presidio ospedaliero così fragile e vulnerabile. Mi auguro quindi che il nuovo responsabile della sanità Toscana, prima che si debbano contare i danni, voglia prendere una posizione netta e consapevole, disponendo di tornare indietro".


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