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Cultura domenica 25 dicembre 2016 ore 15:30

Gli Etruschi erano fashion

"L'armiere etrusco" dipinto di Federico Farruffini

L’antico popolo curava con estrema attenzione i capi di abbigliamento, scegliendo tessuti e modelli in base alle tendenze del momento



VOLTERRA — Gli Etruschi erano estremamente attenti all’abbigliamento e allo stile.

Come nella società contemporanea, anche allora la moda subiva contaminazioni dalle civiltà vicine. Così, l’antico popolo, da una parte, fu influenzato dalla cultura greca e, dall’altra, divenne, a sua volta, fonte di ispirazione per i Romani.

Ma che cosa comprendeva il loro guardaroba? Per prima cosa va detto che i tessuti più frequenti erano lino, cotone e lana, presenti sia nel loro colore naturale sia in tonalità vivaci ed estremamente variopinte, in particolare, con fantasie a scacchi o a losanghe. La loro cura per i dettagli si traduceva in rifiniture ornamentali e decorazioni che impreziosivano gli indumenti. Infatti, esattamente come oggi, il vestiario costituiva un elemento distintivo tra le classi sociali. I ceti più agiati possedevano capi che potremmo definire haute couture, mentre le persone più umili ripiegavano su quelli che, modernamente, chiameremmo prêt-à-porter.

Sia per gli uomini sia per le donne il capo più diffuso era il chitone, una tunica di origine greca molto leggera. Lunga fino ai piedi, poteva avere orli e pieghe ed essere abbellita con cuciture di dettagli laminati d’oro. Il gentil sesso spesso la indossava con una cintura in vita oppure sotto al seno.

Un altro capo bisex era la tebenna, il mantello di forma semicircolare, tipicamente etrusco, indossato in divere versioni: sia in modo asimmetrico, lasciando una spalla scoperta sia tenuto sopra le braccia come uno scialle.

La moda femminile comprendeva anche corpetti, gonne e casacche e, tra gli accessori, non potevano mancare gioielli estremamente raffinati tra cui collane, bracciali, orecchini e fibule che consentivano di drappeggiare le vesti.

Gli uomini, prima dell’affermazione/diffusione del chitone, indossavano un gonnellino ricamato che copriva i fianchi. Utilizzano, inoltre, la clamide, un corto manto agganciato all’altezza del collo.

Conici, a punta, a falde larghe, a cappuccio o a calotta di lana i modelli di copricapo erano numerosi e di diversi materiali. Tra questi i più diffusi erano il tutulus, un berretto a cupola di stoffa ricamata e utilizzato sia da uomini sia da donne; il pètasos, di origine greca, a tesa larga prevalentemente diffuso tra i ceti più umili.

Il cappello poteva essere sostituito dalle donne con un diadema di perle e dagli uomini con un sottile cerchio imbottito.

Le calzature, invece, erano prevalentemente di cuoio e potevano essere sia sandali con la suola di legno e le stringhe di cuoio sia stivaletti alti con la parte posteriore leggermente rialzata e quella anteriore ricurva verso l’alto, chiamati calcei repandi si ispiravano a i modelli greco-orientali e furono ripresi, successivamente, dai Romani.

L’eleganza e la raffinatezza degli abiti etruschi, documentate dalle opere e dai dipinti, sembrano anticipare lo stile e il gusto che hanno reso il Made in Italy famoso in tutto il mondo, perché sinonimo di qualità e ricercatezza. 

Viola Luti
© Riproduzione riservata


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