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giovedì 28 marzo 2024

INCONTRI D'ARTE — il Blog di Riccardo Ferrucci

Riccardo Ferrucci

Riccardo Ferrucci è nato Pontedera e vive a Calcinaia. Giornalista e critico ha pubblicato numerosi volumi sul cinema e sull’arte. Tra le sue pubblicazioni “Paolo e Vittorio Taviani , la poesia del Paesaggio”, editore Gremese. Ha diretto la rivista letteraria Ghibli ed ha collaborato con importanti istituzioni pubbliche. Attualmente è funzionario della Regione Toscana.

​I Fiori di Barlettani a Volterra

di Riccardo Ferrucci - domenica 16 aprile 2023 ore 08:00

Con "Non posso far altro che fiorire" Massimo Barlettani espone a Volterra. La mostra è curata della Lojelo Art Gallery, con oltre trenta opere, è allestita all’interno delle Logge di Palazzo Pretorio in piazza dei Priori a Volterra, fino al 18 maggio 2023. La sua ricerca artistica si è sv L’autore attraverso il ricorso alla natura, ai fiori, alle farfalle tenta di ritrovare uno sguardo puro e incontaminato, liberarsi dai condizionamenti, non avere macigni sul cuore, ma produrre, nelle sue elaborate costruzioni, un sentimento vitale e uno sguardo verso il futuro. L’ansia della nostra esistenza si placa se guardiamo la bellezza ipnotica dei fiori e i voli delle farfalle. È un percorso circolare e labirintico, le variazioni sono a volte sottili, ma infinite, i fiori continuamente rinnovano forme e colori, si muovono come granelli di sabbia nel deserto, sempre in mutazione e sempre vicini allo spettatore. Si creano profonde rispondenze poetiche, segreti difficili da decifrare.

Nelle opere di Barlettani i fiori sono attaccati alla terra, ancora vivi e colti in un momento provvisorio della loro esistenza. L’universo per l’artista è in costante movimento: la distruzione precede una nuova creazione, tutte le cose sono imperfette, incompiute e temporanee. Le opere, in questo modo, conducono l’osservatore a un’importante riflessione sulla condizione effimera dell’esistere. I suoi fiori sono cristallizzati in un fugace momento di bellezza che ne palesa l’ineffabile caducità, perché tutto nel mondo è destinato a corrompersi e a perdersi: il destino dei fiori si estende anche alla vita umana, ai sogni e alle sue utopie.

La storia della pittura di Barlettani è una storia di trascendenza, superare i confini ordinari per arrivare ad un luogo straordinario, dove ritrovare uno sguardo puro e incontaminato. Elementi fragili, come un fiore o una farfalla, hanno dentro di sé una forza poetica che consente di vedere, in modo diverso, la nostra esistenza, arrivano echi e rumori dimenticati, luoghi lontani e misteriosi tornano ad essere visibili e conosciuti.

Il registro pittorico di Barlettani possiede elementi filosofici e religiosi profondi che rimandano al concepire l’universo come un luogo unico, dove ogni particolare comunica con la totalità degli elementi: la fragile farfalla ha dentro di sé il potere e la forza di una sorgente primigenia che porta luce e solarità nel nostro mondo.

Ricorda Matisse “Non c’è niente di più difficile per un pittore veramente creativo del dipingere una rosa, perché prima di tutto deve dimenticare tutte le altre rose che sono state dipinte.” Anche i fiori di Barlettani portano con sé una ricerca profonda, perché ogni volta l’artista deve dimenticare le opere precedenti e dirigersi verso un nuovo mondo, una nuova visione.

Attraverso la costruzione di un proprio vocabolario, composto di fiori e farfalle, Barlettani riesce a liberarsi dalla pesantezza del vivere, si alza in cielo verso nuovi orizzonti e scopre l’infinità varietà dell’universo. Barlettani, come uno scienziato, osserva, con il suo microscopio, la vita nel suo nascere, trasforma il grigio delle nostre esistenze in un arcobaleno di colori, in leggeri soffi di vento, poi, nel suo mondo poetico, improvvisamente voli di farfalle irrompono sulla scena e riportano gioia e luce nel nostro vivere, visioni fugaci ma di rara profondità e di assoluta bellezza. Dipingendo i suoi fiori li rende eterni e immortali, li imprime con delicatezza sulla tela, visioni che restano, per sempre, nella nostra memoria e nel nostro sguardo.

Riccardo Ferrucci

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