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venerdì 13 dicembre 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Ininfluenza

di Nicola Belcari - martedì 02 gennaio 2024 ore 08:00

Nulla possiamo.

Tutti non possiamo tutto; alcuni possono qualcosa, altri qualcos’altro: noi non possiamo nulla, noi figli del popolo. Si fa per dire. Qualunque “divisione delle grazie” ci sia toccata in sorte. Nella vita decisa dalla politica, s’intende e a quella ci riferiamo, non abbiamo parte (che non sia passiva). Subire è il nostro destino.

Perché illudersi del contrario? Siamo spettatori, soltanto. Della politica e oltre, dello sport, di seducenti avventure di vite apparentemente fortunate.

L’oppositore avrà vita grama. Si trova nella stessa situazione del cane legato a un carro in movimento (è un esempio famoso). Se cerca di andare in una direzione diversa da quella del carro rischia solo di strozzarsi, soffrirà senza ottenere nessun risultato. Non è più saggio seguire la marcia del carro? Procedere nello stesso senso con la “libertà” di subire con minor danno?

Abstine substine (astienti, sopporta): dovrà essere il mio motto. Non perché ciò che accade sia provvidenziale, secondo l’equazione di reale e razionale, comune all’idealismo filosofico e religioso, ma perché inutile sarebbe un intervento, inefficace, ininfluente.

La nostra navicella andrà dove soffia il vento nel vasto mare o s’abbandonerà alla corrente nel suo fiumiciattolo. Ciò che salva sarà saperlo. Se si seguisse quel sopruso, quell’imposizione con convinzione e attiva partecipazione, allora saremmo vittime nel modo peggiore, vittime di noi stessi. Ha nome alienazione.

Non dimentico, so, riconosco, capisco.

Non voglio sapere quel che ha detto il ministro o il presidente, né la dichiarazione dell’allenatore, né il risultato della partita. Voglio sognare. Comprendere la lingua degli uccelli. Voglio restare in compagnia di un grande scrittore che mi parla attraverso le parole di un libro. Scaldarmi con un tè, perfetto nel suo tono d’ambra. Vedere lo splendore dei campi, i colori dell’inverno, erbe e fiori e sentirne il profumo. Non voglio vedere quelle facce da imbonitori televisivi. Non voglio udire lo stridulo vocio del nulla, un rumore di pentola (adatto per tutte le pietanze), ma ascoltare la musica, lo stormire del vento tra i rami, il fruscio delle foglie.

Au revoir, mesdames et messieurs. Goodbye, ladies and gentlemen.

Nicola Belcari

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