Attualità sabato 17 dicembre 2016 ore 13:00
I turisti lavorano anche in vacanza
Il turismo mordi e fuggi diventa quasi una fonte di stress per i visitatori che, in poche ore, fanno il tour "completo" della città etrusca
VOLTERRA — Lavoro, famiglia, società. Tutto, nell’età contemporanea, sembra essere fonte di stress. E l’unico modo per sottrarsi alla routine e ai suoi effetti sul nostro organismo è quello di andare in vacanza. Arrivano, così, le tanto agognate ferie che ci permettono di staccare la spina della quotidianità e di riposare mente e corpo.
Ma siamo sicuri che sia proprio così?
A osservare i turisti, provenienti da tutto il mondo, che arrivano a Volterra, qualche dubbio sorge.
Le loro vacanze sembrano, infatti, riflettere le stesse abitudini e le stesse scadenze dei giorni lavorativi. Anche il periodo di villeggiatura avviene secondo i ritmi consueti, diventa l’esecuzione di una scaletta da rispettare.
L’imperativo categorico è vedere tutto, tutto quello che le guide, le agenzie hanno consigliato, e rispettando i tempi con teutonica determinazione.
Con poche ore a disposizione, diventa, quindi, necessario seguire un percorso specifico, che permetta di passare in rassegna i luoghi senza fare “giri inutili”. Distrazioni o errori sulla tabella di marcia non sono ammessi. Guai a concedere spazi alla fantasia e all’improvvisazione.
La sosta cronometrata non permette ai turisti di cogliere la vera essenza di ciò che visitano. Sono, infatti, le atmosfere, i suoni e i colori che distinguono e rendono unica una città dalle altre. E, per comprendere e conoscere l’antica Velathri, è necessario calarsi nella realtà cittadina, scoprendo la campagna circostante, vivendo la quotidianità del luogo.
Non esiste un decalogo comportamentale da seguire, ma qualche piccolo avvertimento da tenere a mente.
Non guardare l’orologio, ma lasciare che le giornate siano scandite dai rintocchi delle campane; guardarsi attorno e non soltanto davanti perché ciò che ci circonda spesso è più importante per capire lo spirito del posto; ammirare le opere d’arte soffermandosi sui dettagli perché sono quelli ad averle rese grandi; fermarsi a pensare senza aver paura di perder tempo, perché quelli saranno i momenti meglio spesi, quelli che più ci ricorderemo; assecondare le tentazioni di deviazioni improvvise e non calcolate perché sicuramente porteranno a un spettacolo unico anche se non riportato nelle guide; chiudere la mappa e perdersi nei vicoli del centro, perché solo così sarà possibile apprezzarne l’architettura labirintica e raffinata; fotografare con gli occhi perché la loro inquadratura è sempre la migliore perché non tralascia nessuna emozione.
In poche parole, agire e muoversi abbandonando la parte del visitatore maratoneta, quello che, dopo il tour.. de force, è pronto a tornare nella propria città e a riprendere la vita di tutti i giorni.
Viola Luti
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