Paltrinieri e Detti, godimento puro
di Franco Bonciani - mercoledì 12 ottobre 2016 ore 09:00
Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti sono due supereroi ganzissimi, giovani, belli e vincenti che non se la tirano affatto.
Il primo è di Carpi, campione di tutto nei suoi millecinque: europeo e mondiale di vasca corta e lunga, olimpionico a Rio ad agosto. Il secondo, livornese, ha qualche oro in meno (comunque campione europeo nei 400 sl), due medaglie di bronzo a Rio, nipote dell’allenatore di entrambi al Centro Federale di Ostia, il livornesissimo Stefano Morini.
Durante l’anno vado spesso nel Centro Federale di Ostia per impegni con la Federnuoto, riguardanti soprattutto la formazione, in una situazione ricca di confronti, idee e condivisioni che tutte le volte creano stimoli e occasioni di crescita con colleghi che sento vicini, preziosi, positivamente complici della tua stessa passione.
Se c’è il “Moro”, e c’è quasi sempre se non è in giro per il mondo con il suo gruppo per allenamenti mirati e speciali, è d’obbligo andarlo a salutare, prendersi in giro con l’affetto feroce che gira sempre fra amici fiorentini e livornesi, farci due chiacchiere serie.
Stefano è uno che ha avuto qualità, fortuna e soprattutto il merito di allenare nuotatrici e nuotatori fortissimi, in primis Ilaria Tocchini, argento europeo a Vienna ’95, una miriade di titoli italiani e tre partecipazioni olimpiche. Ha lavorato per anni come secondo di Alberto Castagnetti a Verona, fino a che la sua passione, capacità ed esperienza hanno incontrato Gregorio e Gabriele in quel di Ostia, un mix straordinario.
Il Centro Federale di Ostia è il luogo nel quale in questi ultimi sei anni la Federazione Italiana Nuoto ha gettato le basi dei risultati delle Olimpiadi di Rio, con medaglie nel nuoto e nella pallanuoto maschile e femminile. Le medaglie di Gregorio e Gabriele nascono dalle lunghe giornate trascorse da queste parti, con allenamenti arricchiti ogni giorno dalla consapevolezza di lavorare per raggiungere risultati importanti, per prendersi con decisione quei treni che passano una volta nella vita.
I nostri supereroi sono speciali nel loro essere normali, li incroci nei corridoi o al ristorante e rispondono sempre al saluto con un sorriso, magari ti vengono a salutare la sera, dopo cena, prima di tornare in camera. Hanno, dietro occhi vispi e sicuramente pronti al cazzeggio, doti morali, umane e sociali non comuni.
Sono felicemente ben educati: merito delle loro famiglie, certo, ma anche il Moro sull’educazione non fa sconti, vigila sornione ed attento, con un atteggiamento equilibrato e non ossessivo, autorevole piuttosto che autoritario.
In un paese nel quale è più facile trovarsi di fronte divetti anziché uomini, gente che getta alle ortiche il proprio talento per pigrizia, dabbenaggine e presunzione, viziatissimi che durano un amen, trovare atleti come i ragazzi del Moro (e ce ne sono altri in giro per le piscine, sia chiaro!) ti inorgoglisce, c’è poco da fare.
Sono un bell’esempio da proporre ai propri figli, ai propri atleti. Gente che si allena duramente, che conosce il valore del lavoro, della fatica, che reagisce positivamente alle avversità, come Gabriele che l’anno passato ha perso una stagione importante per un problema fisico e quest’anno ci ha fatto godere come ricci.
Atleti veri, che puoi solo tifare con passione e rispetto, perché se finiscono in prima pagina è grazie ad una medaglia e non per il gossip. Che si allenano alla ricerca di un successo e non di un alibi, superando difficoltà e dubbi. Che sanno che il talento da solo non basta, e sarebbe un crimine contro l’umanità non sfruttare, ora ed adesso, le doti che i genitori hanno loro regalato ed il Moro perfeziona ed esalta col lavoro di tutti i giorni.
Non sono perfetti, per carità, basti pensare che quello di Carpi è juventino ed i due livornesi interisti, ma gli si vuol bene uguale.
Per capire un po’ come ragiona un campione olimpico, cosa si nasconde dietro un oro meraviglioso, guardatevi questo video, dove Gregorio racconta a Roberto Del Bianco, responsabile delle squadre di nuoto della Fin, e al gruppo della formazione nazionale, con umiltà e senza sbagliare un congiuntivo, la gara di Rio ed i giorni che l’hanno preceduta. Godimento puro.
Franco Bonciani
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