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mercoledì 09 ottobre 2024

FAUDA E BALAGAN — il Blog di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

ALFREDO DE GIROLAMO - Dopo un lungo periodo di vita vissuta a Firenze in cui la passione politica è diventata lavoro, sono tornato a vivere a Pisa dove sono cresciuto tra “Pantere”, Fgci, federazione del partito e circoli Arci. Mi occupo di ambiente e Servizi Pubblici Locali a livello regionale e nazionale. Nella mia attività divulgativa ho pubblicato i libri Acqua in mente (2012), Servizi Pubblici Locali (2013), Gino Bartali e i Giusti toscani (2014), Riusi: da rifiuti a risorse! (2014), Giorgio Nissim, una vita al servizio del bene (2016), SosteniAMO l'energia (2018), Da Mogador a Firenze: i Caffaz, viaggio di una famiglia ebrea (2019). ENRICO CATASSI - Storico e criminologo mancato, scrivo reportage per diversi quotidiani online. Svolgo progetti di cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo. Curatore del libro In nome di (2007), sono contento di aver contribuito, in piccola parte, ad Hamas pace o guerra? (2005) e Non solo pane (2011). E, ovviamente, alla realizzazione di molte edizioni del Concerto di Natale a Betlemme e Gerusalemme. Gli autori insieme hanno curato i seguenti libri: Gerusalemme ultimo viaggio (2009), Kibbutz 3000 (2011), Israele 2013 (2013), Francesco in Terra Santa (2014). Voci da Israele (2015), Betlemme. La stella della Terra Santa nell'ombra del Medioriente (2017), How close to Bethlehem (2018), Netanyahu re senza trono (2019) e Il Signor Netanyahu (2021).

Il barbaro scempio del Califfato in Siria

di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi - domenica 23 agosto 2015 ore 18:57

Inarrestabile lo scempio alla storia che compie impunemente e quotidianamente l'esercito del Califfato in Medioriente. Barbaramente in queste ore hanno raso al suolo il monastero di Mar Elian, in Siria, poche ore dopo l'uccisione del più noto archeologo siriano. È uno scenario di pura follia che si allarga a tutta la regione. 

Abbiamo contattato a Gerusalemme, dove lavora, Carla Benelli, storica dell'arte che da anni è impegnata in campagne di scavi e restauro in Terra Santa: “A 82 anni Khaled al-Asaad era l’archeologo siriano che più di tutti conosceva il sito di Palmira. Era in pensione ormai, dopo essere stato il direttore del sito archeologico per quaranta anni fino al 2003, ma continuava a studiare e promuovere il sito, frequentando conferenze internazionali e scrivendo articoli e pubblicazioni scientifiche. La sua uccisione brutale sembra confermare che l’Isis intende terrorizzare il personale che ancora lavora nei siti archeologici per conto del governo.” 

Lo stato del terrore allarga i propri confini, lambisce la Palestina. Miete nuove vittime nel nome di un'ideologia aberrante. Sfregiando la storia nel tentativo di cancellarla per sempre. Le bandiere nere che sventolano sono il segnale della pulizia etnico-culturale in corso e dove vengono issate al cielo è la fine. “È molto difficile valutare in queste condizioni i reali danni causati dalla guerra al patrimonio culturale siriano. C’è molta propaganda intorno alla questione, e non è possibile stimare con precisione e oggettivamente il livello dei danni in questo momento. Sembra però purtroppo confermato che siano ingenti.” 

Come chiarisce Carla Benelli siamo di fronte a crimini immani e la risposta per preservare, salvare, il patrimonio non è proporzionata alla violenza in atto. Eppure per anni proprio quei luoghi hanno visto padre Michele Piccirillo, archeologo francescano e biblista scomparso pochi anni fa, promuovere la tutela dei beni artistici in tutta la Terra Santa: “Come sempre molto del suo impegno era rivolto alla formazione del personale locale, proprio quel personale che in questo momento è sotto attacco. 

Non ci soffermiamo mai abbastanza a valutare la perdita enorme alle risorse umane oltre che materiali che questa guerra sta causando alla Siria. I ragazzi e le ragazze formate dai progetti sostenuti da padre Michele condividono con i connazionali una situazione di vita drammatica. Alcuni di loro sono dovuti fuggire all’estero, altri sono ancora in servizio e rischiano la vita ogni giorno, per cercare di proteggere un patrimonio dal valore immenso per tutta l’umanità.” 

Carla in qualità di assistente di padre Michele, ha preso parte a vari scavi, da Sebastia a Gerico, dal Monte Nebo a Damasco. Del team di padre Michele ha fatto parte anche Osama Hamdan, architetto palestinese e professore universitario, al quale abbiamo chiesto di commentare il rischio che incombe tragicamente sulla Palestina: “Il patrimonio architettonico palestinese è enorme, però negli ultimi anni subisce un attacco feroce e veloce. Sia i centri abitati che i villaggi sono in pericolo. Il nostro patrimonio appartiene a varie epoche, una stratificazione di civiltà dalle più antiche della regione fino al periodo ottomano. La maggior parte è in abbandono e a rischio di perdita. Purtroppo finora l’Autorità Palestinese non è riuscita a disegnare una strategia per salvare questo patrimonio. Non siamo nemmeno consapevoli fino in fondo, della sua importanza, del suo valore storico e del ruolo determinante che potrebbe svolgere per salvaguardare la nostra comunità anche oggi. Se la situazione dovesse continuare in questo modo, potremmo perdere una grande parte del nostro patrimonio.” 

Per salvaguardare i beni storici in Siria è stato fatto troppo poco, praticamente nulla. Domani il bersaglio della furia dei predatori potrebbe diventare la Palestina, evitare che ciò accada è impedire un nuovo disastro, una catastrofe mondiale: “È necessario investire la massima attenzione sul settore, rafforzare le risorse umane, il rapporto con le comunità locali, vigilare sull’applicazione delle leggi internazionali, tenendo conto che la maggior parte dei reperti archeologici del Medioriente viene comprato da istituzioni e privati in Occidente. L’attacco dell’Isis al personale siriano va letto anche in questa ottica, l’indebolimento delle istituzioni locali permette al traffico internazionale di agire indisturbato. Fino a quando il traffico illecito di reperti archeologici, anche da parte dell’Isis, non viene bloccato a livello internazionale, sarà inutile scandalizzarsi e emettere comunicati di condanna.” 

La richiesta del sostegno internazionale è il grido di allarme per un Occidente sino ad oggi sordo e lontano.

Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

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