Good night
di Marco Celati - martedì 08 maggio 2018 ore 08:00
È bella di notte la città, lucida di pioggia. La osservo dal terrazzo: il profilo dentato della fabbrica, il serbatoio sopraelevato dell'acqua che sembra un'astronave aliena, atterrata da un film di fantascienza degli anni sessanta, il piazzale della scuola media, la palestra, i casamenti popolari, la strada deserta con le auto parcheggiate, la distesa dei tetti bagnati, sotto un cielo scuro, screziato di nubi. È il nostro cielo, la città che ci è toccato di vivere. È la nostra vita. "As one lives, one dies": come si vive, si muore. E a volte, where one lives, one dies.
Se fosse un quadro sarebbe De Chirico, metafisica di un paesaggio urbano. Se fosse un colore sarebbe blu, blue la nuit. Se fosse una musica sarebbe blues, una canzone blues. La suonerebbe e la canterebbe Paolo Conte con la sua voce roca: "blù blues, blù blues, dadda dadadà, dadda dadadà". Se fosse un suono sarebbe una sirena, quella che un tempo chiamava gli operai. Se fosse un tempo sarebbe passato.
Una luna di traverso appare e scompare tra i nuvoli bigi, portati dal vento. Sei tu, luna sghemba, astro leopardiano che muovi maree, ispiri poeti, ecciti i licantropi. Anche quelli del piano di sopra che però forse stanno solo scopando? Sei sempre tu che tiri su i pioppini a mio zio Luciano dal tronco di pioppo reciso? E che m'intristisci in questa notte priva di stelle? Per quanto mi riguarda, non credo: non hai alcuna colpa. Semmai il merito di rischiarare la scena ad occhi modesti. Nonostante le credenze degli sciocchi o degli innamorati, che a volte è lo stesso, gli astri ci sono indifferenti e noi a loro. Mi piace solo pensare alla sonda Cassini, lanciata verso "il gran finale", l'ultimo show tra gli anelli gassosi e insondati di Saturno. E immaginare Titano, la sua sesta luna, dagli oceani di metano, un pianeta perfetto per Toscana Energia. "La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi. Buonanotte, e buona fortuna".
Passa una macchina veloce e si perde oltre la curva, i fari fendono la notte, il rumore si sente ancora che non si vede più, poi la città la inghiotte nel silenzio e nel buio. Una coppia frettolosa rincasa, intanto che spiove. Tre ragazzi di colore fanno casino, si spingono, ridono, corrono via. Una donna, la giacca con il bavero alzato, si fa strada nel vento lungo il muro dei palazzi, sotto la luce fioca dei lampioni. Trascinando una valigia va verso la stazione. Ci sono treni che passano, sferragliando nella notte e vanno dovunque tu voglia andare. L'urlo di un'ambulanza grida improvviso: è dalle parti del sottopasso della ferrovia, verso l'ospedale. Qualcuno soffre, è ferito, muore, qualcuno ripara al dolore, alla vita, qualcuno nasce.
Mio figlio se ne è andato da un po'. Abbiamo cenato, la tivvù e poi c'è preso sonno. Avrei voluto dirgli chissà cosa, ma non l'ho fatto. È sempre così quando vengono i figli. Di tutto il vivere e il parlare non resta che questa afasia dei sentimenti. La vita prende ognuno a modo suo. Eppure penso che qualcosa alla fine sia valso e si capisca di noi, qualcosa in più ci sia, oltre le parole e il silenzio, oltre gli errori che ci sbattono qua e là. Resto con il gatto, due bestie sole: io parlo, lui miagola, le razze non si capiscono sulla Terra. Allora lui morde, succede quando non ci si intende. Metterò un cartello alla porta per i visitatori. Pur rari, vanno messi in guardia: "Attenzione gatto mordace".
Messaggi dal Senegal, che ore sono di là? Salam aleik, fratello, stai bene? Aleik salam, Mamadou, che fai, dove sei? Sto lavorando a Dakar, dopo un lungo cammino nel tunnel della solitudine, ma tu stai in piedi, fratello, guarda in faccia i cattivi, sei meglio di loro, al mondo ci sono persone che costruiscono e persone che distruggono, ma l'opera di chi crea ha il sopravvento alla fine. Grazie Dudù, ma chissà chi sono i buoni e i cattivi a questo mondo, comunque sei un amico. Prego Dio di darmi una chance per poterlo dimostrare, quando vieni in Senegal? Sono un essere stanziale, Dudù, dove si vive, si muore, ma tu non devi dimostrarmi niente e speriamo che Dio esista lo stesso, anche se io non ci credo. Inshallàh.
"A man is as old, as he feels": un uomo è tanto vecchio quanto si sente e io sento freddo. E l’odore inebriante dei pitosfori fioriti nelle aiòle. È ora di rientrare. Di chiudere le imposte del terrazzo e ritirarmi in casa. Dicono "a good conscience is a soft pillow": la coscienza tranquilla è un buon cuscino. Per questo mi aspetta un sonno difficile e chissà se e quali sogni. Good night, and good luck.
Marco Celati
Pontedera, 3 maggio 2017
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"Good Night, and Good Luck", è un film del 2005 di George Clooney contro il maccartismo e la "caccia alle streghe": il titolo riporta la frase che Edward R. Murrow, celebre giornalista ed anchorman della CBS, pronunciava per salutare gli spettatori al termine del suo programma televisivo "See it now". Murrow citò le parole di Cassio rivolte a Bruto, dal Giulio Cesare di Shakespeare, alla fine di una puntata.
Virgolettati in corsivo, tre proverbi britannici, compassate pillole di saggezza inglese, a cui, nonostante la Brexit, mi sono ispirato. A dimostrazione che possiamo lasciarci ispirare da qualunque cosa, basta volerlo e predisporre l'animo. O averlo predisposto. Chissà.
Marco Celati