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mercoledì 04 dicembre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

La pubblicità e il Kali Yuga

di Adolfo Santoro - sabato 07 ottobre 2023 ore 08:30

Il post della scorsa settimana riguardava l’abuso operata dalla pubblicità verso i bambini e l’indifferente ignoranza degli adulti: ad esempio, chi si propone come guida “politica” della “nazione” (Meloni) o come “giornalista che fa le pulci al potere” (Massimo Giannini, direttore de “La Stampa”) ha dimostrato la propria superficialità identificandosi, l’una, banalmente e visceralmente, con la depressione della piccola, l’altro valutando esteticamente il filmato. Entrambi hanno mostrato la pochezza della loro capacità empatica e della loro visione complessiva. Alcuni miei amici hanno, invece, commentato questo post con maggiore appropriatezza: una mia amica mi ha scritto asserendo che gli adulti dovrebbero essere al fianco dei bambini nell’esplorazione del mondo, un altro amico mi ha ricordato che a Cuba la pubblicità è vietata, un terzo amico mi ha inviato le seguenti riflessioni:

“Volevo aggiungere una cosa alla sua analisi dello spot… Da una vita mi chiedo perché sono così diverso dagli altri. Eppure sto bene con me stesso. E forse paradossalmente ho trovato una risposta proprio nello spot … . Lo spot non nega che non tocchi ai figli mettere una pezza ai danni arrecati dai genitori ai figli stessi (come invece sostiene la Marzano), ma è la ricostruzione di un passato in cui si è creduto di c'entrare (centrare)(asimmetria), di essere al centro di una diatriba. La bambina della pesca in fondo sembra voler dire 'guardami', è in deficit di autostima. È la storia della nascita di qualcuno, attore e regista, che lavora appunto con le immagini. Come faccio io. (Marzano, Rudy Rosenberg). È quello che porta molti uomini e donne a ritenere che l’uomo e la donna siano simmetrici e abbiano pari responsabilità (per esempio in un divorzio) e a esprimersi con frasi come “ne ho piene le uova” (“palle”). Simmetria che porta a immobilismo e catatonia schizofrenica. Come per l'asino di Buridano che non sa scegliere fra due mucchi di fieno identici. Che rimane a guardare, appunto, non essendo sicuro di essere visto. Di esistere. Essere è essere visti.

Premetto che l’analista non è il mio lavoro ma certe riflessioni mi vengono spontanee. Anche per via dell’ambiente in cui sono immerso. Che si tratti di un cortometraggio sull’incapacità di dirsi addio lo conferma il gioco di ultimi sguardi che lo accompagna (luca e paolo). Quegli ultimi sguardi che si danno al mondo per prendere sonno o prima di morire. Può un bambino dare il consenso al divorzio dei genitori? Dire addio ai suoi sogni? L’ultimo maledetto sguardo come quello che si dà alla cacca quando si diventa adulti e non si può più farla ovunque e in ogni momento come da bambini col relativo senso di potere e libertà. Come fanno i pazzi. È il dramma di un bambino ridotto ad oggetto del contendere e che vorrebbe fare a cambio con la pesca in questo scomodo ruolo.”.

Sono pienamente d’accordo con la mia amica: fin dal 1963 Alexander Mitscherlich, medico e psicoanalista tedesco, aveva visto che ci stavamo avviando “Verso una società senza padri”; la presenza del padre in famiglia e la sua funzione normativa e protettiva sono diventate sempre più evanescenti. L’espressione dei valori, che rappresentano la spiritualità delle famiglie, delle istituzioni e della società, sono delegati alla televisione e agli altri media. Chi chiede solo repressione per i comportamenti violenti dei giovani e dei meno giovani dovrebbe, perciò, chiedersi quali complicità ha avuto e ha nel fenomeno della violenza (se non altro, nell’uso di un linguaggio dell’odio).

Sono d’accordo anche con la necessità, rappresentata dall’amico che ha in simpatia Cuba, di una seria disciplina della pubblicità. Umberto Galimberti ed altri hanno stigmatizzato la diseducatività di un’altra pubblicità, che descrivo così. Una bambina, Anna in questo caso, guarda estasiata tutte le marche di preparati per budini di una nota marca; quando la mamma la ritrova, le chiede quale vuole, Anna risponde: “Tutti!”; la madre reagisce compiaciuta e la scena successiva mostra che probabilmente ha accontentato Anna. Questi spot nei supermercati denunciano, paradossalmente, l’assenza delle madri che compaiono in queste pubblicità nel sostenere la consapevolezza nella spesa, e quindi nel consumo, delle figlie in età di formazione.

Trovo difficile, invece, rispondere al mio terzo amico: il suo scritto è toccante (“salutare” la cacca, ad esempio, è il primo atto creativo fatto da un bambino), ma i suoi riferimenti culturali sono per me ignoti. Tendo a non guardare la televisione, per cui non seguo neanche i comici Luca e Paolo; non seguo, soprattutto, da decenni la produzione cinematografica, in quanto, dopo i primi venti minuti, i film mi annoiano; decodificare un’opera “d’arte”, inoltre, richiede “troppo” (Chi è l’autore? Che cosa voleva dire? In quale contesto voleva inviare il messaggio?... etc). Chiedo pertanto a chi mi legge: c’è qualcuno che sia acculturato come il mio amico e che possa essere perciò un valido interlocutore?

Mi limito perciò a ribadire che, a mio avviso, l’epoca che stiamo vivendo (che ci sta portando verso la catastrofe ecologica) era stata già prevista, nella forma del Kali Yuga, dalla maggior parte delle Sacre Scritture induiste: è un'epoca oscura, caratterizzata da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale, che induce gli uomini a credere solo negli aspetti più superficiali e materiali della realtà. Credo che la radice di questa superficialità possa essere ritrovata nell’alienazione del sesso, che non esprime più la bontà originaria, ma la competizione e il possesso anche tra i sessi; ne derivano una lotta per il potere (che divide la coppia coniugale e, quindi, la coppia genitoriale) e la trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento e la sofferenza. La profanazione della sacralità del sesso da parte della chiacchiera è ben espressa dalla poesia “Caroline Branson”, tratta da Spoon River Antology di Edgar Lee Master, in cui, però, al termine “segreto” sostituirei il termine “mistero”:

“Oh – i nostri cuori come stelle alla deriva –

se noi avessimo soltanto passeggiato

come un tempo, nei campi d'aprile, finché la luce stellare

con garza invisibile rendesse serico il buio

sotto la balza, nostro luogo di convegno nel bosco,

dove il ruscello svolta! dalle carezze passando,

come note di musica che fluiscono insieme, al possesso

nella ispirata improvvisazione d'amore!

per lasciarci alle spalle come un cantico finito

la rapita estasi della carne,

nella quale i nostri spiriti piombassero

dove non c'era il tempo, né lo spazio, né noi –

annientati dall'amore! Ma lasciare queste cose per una stanza illuminata:

e starcene col nostro Segreto, beffardo

e nascosto tra fiori e chitarre,

che tutti fissavano tra l'insalata e il caffè.

E vedere lui tremante, e sentire me

presaga, come uno che firma un contratto –

non avvampante di doni e di pegni accumulati

con rosee mani sopra la nostra fronte.

E poi, la notte! prefissata! villana!

Ogni nostra carezza cancellata dal possesso,

in una stanza stabilita, in un'ora a tutti nota!

L'indomani sedeva così smarrito, quasi freddo,

così stranamente mutato, chiedendosi perché io piangessi,

finché, presi da nausea disperata e voluttuosa follia,

stringemmo il patto mortale.

Uno stelo della sfera terrestre,

fragile come luce stellare,

in attesa di essere di nuovo gettato

nel flusso della creazione.

Ma la prossima volta esser creato

assistito da Raffaele e san Francesco

nel momento che passano.

Poiché io sono il loro fratellino,

riconoscibile a viso

dopo un ciclo di nascite a venire.

Potete conoscere la semente e il terreno;

potete sentire la pioggia fredda cadere,

ma soltanto la sfera terrestre, soltanto il cielo

conoscono il segreto del seme

nella camera nuziale sotto terra.

Gettatemi di nuovo nel flusso,

datemi un'altra prova –

salvami, oh Shelley!”.

Più recentemente anche Giorgio Gaber ha riecheggiato questa poesia nella canzone “Il dilemma”:

“In una spiaggia poco serena, camminavano un uomo e una donna, e su di loro la vasta ombra di un dilemma… Il loro amore moriva come quello di tutti, con le parole che ognuno sa a memoria: sapevan piangere e soffrire, ma senza dar la colpa all’epoca o alla storia… Non so se dire a questa nostra scelta o a questa nuova sorte … so soltanto che loro si diedero la morte.

Il loro amore moriva come quello di tutti, non per una cosa astratta come la famiglia: loro scelsero la morte per una cosa vera come la famiglia.

Io ci vorrei vedere più chiaro, rivisitare il loro percorso, le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso. Vorrei riuscire a penetrare nel mistero di un uomo e una donna, nell’immenso labirinto di quel dilemma.

Forse quel gesto disperato potrebbe anche rivelare come il senso di qualcosa che stiamo per capire.

Il loro amore moriva come quello di tutti, come una cosa normale e ricorrente, perché morire e far morire è un’antica usanza che suole aver la gente.”.

E l’abitudine prevalente nel Kali Yuga è proprio questa: “morire e far morire”!

Adolfo Santoro

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