Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 10:00 METEO:VOLTERRA13°22°  QuiNews.net
Qui News volterra, Cronaca, Sport, Notizie Locali volterra
lunedì 14 ottobre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Le radici dell’ecofascismo: la purezza della terra e della razza

di Adolfo Santoro - sabato 17 agosto 2024 ore 08:00

L’ecofascismo è un’ideologia – non solo politica - che ritiene che, per risolvere i problemi ecologici, uno Stato autoritario, senza mettere in discussione il proprio modello di sviluppo, debba forzare gli individui a sacrificare i loro interessi per il benessere e la gloria della terra. E la Terra è intesa sia come splendida rete della vita ed insieme organico della natura, sia come superiorità della “razza” di alcuni popoli e dei loro stati.

Questa ideologia si configura, da una parte, come un movimento tradizionalista, che trova le sue radici

- nella ricerca della purezza del popolo e dei contadini, visti come antitesi all’industrializzazione e al progresso e

- nel darwinismo sociale.

Questa ideologia si configura, dall’altra, nel razzismo di “ognuno a casa propria”, che, facendo finta di ignorare il colonialismo e i suoi effetti devastanti, vuol ritrovare la soluzione nella costruzione di muri più o meno materiali e vuole non sapere che le radici del problema ecologico non sono locali, ma sono legate all’antropizzazione e non alla razza. Paradossalmente il razzismo di “ognuno a casa propria” è intriso del negazionismo dell’ebollizione climatica o della sua attribuzione a cause naturali, di cui Trump e Salvini sono fulgidi esempi. Per Trump e Salvini, insomma, il fatto che le verdure siano bruciate dalla calura di questi giorni con gravi conseguenze nella produzione agricola americana e italiana non è dovuto all’ebollizione globale e loro non hanno alcuna responsabilità!

Comincio qui ad esaminare le radici di questa ideologia nella sua componente anti-modernista dall’800.

Ernst Moritz Arndt nacque da una severa famiglia liberatasi solo poco prima dalla servitù della gleba e dal rigido cristianesimo della madre. Influenzato da “Discorsi alla nazione tedesca” di Fichte, divenne esponente dell’irrazionalismo romantico anti-illuminista. La sua vita fu influenzata dal sentire la campagna, le foreste e il mare; si sentì sempre vicino ai contadini e conservò nell’animo una rustica solitudine. Egli giudicava l’illuminismo – e, quindi, la Rivoluzione francese e Napoleone, che ne furono prevedibili conseguenze – utilitarista, intellettualista, libertario, ma, al contempo, assolutista e accentratore, despota e diseducatore di popoli. Oppositore di Napoleone e del “meticciato” (cioè della consanguineità tra popoli), egli si batté per l’unificazione della Germania, la “grande Germania”, che andava dalla Prussia all’impero asburgico, all’Adriatico e al di là del Reno. Per lui era sacra la guerra contro lo straniero e contro i cani francesi, da dare in pasto ad aquile, lupi e cornacchie: “Libertà è dove puoi vivere come piace all'intrepido cuore; dove vivi secondo le leggi e i costumi dei tuoi padri; dove gioisci di ciò che già rendeva felici i tuoi avi”. Descrisse il suo antimodernismo in un articolo del 1815, "Sulla cura e la conservazione delle foreste", scritto all’inizio dell’industrializzazione in Europa Centrale; si scagliava contro lo sfruttamento delle foreste e del suolo, condannando la deforestazione e le sue cause economiche: “Quando si considera la natura come connessione e interrelazione necessaria, tutto diviene egualmente importante. Un arbusto, un verme, una pianta, un uomo, una pietra: nulla viene prima o dopo, tutto è parte di una singola unità.”. L'ambientalismo di Arndt era, comunque, intriso di nazionalismo violentemente xenofobo: il suolo e il popolo tedesco venivano prima di tutto e la sua esigenza di purezza razziale e quanto scriveva si coloriva di insulti a francesi, slavi ed ebrei. Arndt fu, comunque, un precursore del Großstadtfeindschaf ,l’ostilità al cosmopolitismo, all’internazionalismo e alla tolleranza culturale per le città in quanto tali.

Un discepolo di Arndt fu Wilhelm Heinrich Riehl, il cui saggio del 1853, “Campi e foreste", finiva con un richiamo alla lotta per "i diritti delle terre incolte" (wilderness): “Dobbiamo preservare la foresta, non solo affinché i nostri forni non divengano freddi nell’inverno, ma affinché permanga calda e gioiosa anche la pulsione vitale del popolo, affinché la Germania rimanga tedesca”. La critica allo sviluppo industriale e urbanistico e la glorificazione dei valori agricoli rurali facevano di lui il “fondatore del romanticismo-agrario e dell’anti-urbanismo”, ma Riehl non riusciva a liberarsi del marchio del razzismo.

Queste suggestioni ispirarono il “movimento völkisch”, versione tedesca del movimento populista, che sottolineava la tradizione folk, folcloristica. Il termine völkisch deriva dalla parola tedesca Volk, che significa etnia, nazione, razza, tribù e che ha la stessa radice di volgo e dell’inglese folk; Volk fa così appello ai concetti genetici secondo i quali le etnie hanno caratteri preformati. Questi caratteri preformati, a un esame attento, si riducono agli stereotipi culturali delle barzellette. Ancora Fichte ne fu l’ispiratore: “Che cos’è un Volk, nel senso più alto del termine, e che cos'è l'amore per la patria?- … Che cosa può giustificare la lotta dell'individuo nobile e il suo credere nell'eternità e nell'immortalità della sua opera?". E si rispondeva: "particolare natura spirituale dell'ambiente umano da cui l'individuo nobile, con tutto il suo pensiero e tutta la sua azione... è sorto, cioè dal popolo da cui discende e da cui è stato formato e trasformato in ciò che lui è".

Il völkisch aspirava a ricostruire una società determinata dalla storia, radicata nella natura e in comunione con lo spirito cosmico di vita; esso unì il populismo etnocentrico al misticismo della natura, in una dura critica della modernità. Era un calderone con il sogno di una vita autosufficiente in un rapporto mistico con la terra, reagiva all’alienazione culturale della Rivoluzione Industriale e al liberalismo "progressista" della fine del 1800 e alla sua banalità materialista urbana, combinava gli aspetti arcani ed esoterici dell'occultismo folcloristico con l’adorazione razziale e talora con l’antisemitismo, l’anticomunismo, l’anti-immigrazione, l’anticapitalismo e l’anti-parlamentarismo.

Un’altra componente rivoluzionario-conservatrice interessata al discorso ecologico fu il movimento della gioventù Wandervögel (Uccello migratorio o vagabondo). I Wandervögel originarono nell’ultimo decennio del 1800 nel ginnasio del sobborgo di Steglitz a Berlino dove, per la prima volta, agli studenti fu concesso di andare in gita senza la supervisione e neppure la partecipazione degli insegnanti. Lo slogan “i giovani con i giovani” assunse un significato più ampio fino a comprendere un rifiuto della vita medio-borghese e delle buone maniere degli adulti. All’interno del concetto umanistico di eros veniva rinsaldato il legame dell’amicizia maschile di giovani che scoprivano un mondo chiuso agli adulti: il mondo della natura, contrapposta all’artificiosità delle città e alla mediocrità dei ceti medi, i castelli in rovina visitati con semplici vestiti e con lo zaino, la cultura contadina, le antiche canzoni popolari cantate durante la marcia o quando la sera si sedevano attorno al falò o quando, tornati in città, si ritrovavano nei loro covi. A questo si aggiungeva una concezione della leadership nel gruppo, caratterizzata dal carisma del capo: “Quando facciamo al tiro a segno, è quello che fa più punti; quando si ride, il suo esempio è il più contagioso; quando parliamo, è quello che parla meglio”: il capo non si doveva dare arie, doveva parlare da pari a pari col più debole della banda e la banda salutava il capo come nel saluto medievale: il braccio destro teso e la parola heil; questa forma di saluto è diventata poi il saluto nazionalsocialista. Gli elementi di questa concezione della leadership hanno fatto poi parte di tutti gli ideologismi totalitari e li si ritrovano anche nei rituali padani o della destra nostrana. La coscienza ambientalista di Wandervögel fu influenzata dal saggio del 1913 Mensch und Erde del Ludwig Klages, in cui venivano criticate l’accelerazione delle estinzioni delle specie, la rottura dell’equilibrio dell’ecosistema globale, il disboscamento, il saccheggio delle risorse naturali, la distruzione delle popolazioni autoctone e degli habitat selvaggi, l’espansione urbana e la crescente alienazione della gente dalla natura, il cristianesimo, il capitalismo (ma non il solidarismo e il corporativismo), l’utilitarismo economico, il consumismo, la devastazione del turismo di massa, l’ideologia del progresso e il cosmopolitismo proprio degli ebrei.

La prossima settimana scriverò di un’altra radice ottocentesca dell’ecofascismo: quella del darwinismo sociale e delle sue conseguenze.

Adolfo Santoro

Articoli dal Blog “Disincantato” di Adolfo Santoro