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mercoledì 11 dicembre 2024

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​Testa e pancia

di Federica Giusti - venerdì 15 ottobre 2021 ore 08:00

Credo ormai che i miei pazienti non ne possano più di sentirmi parlare di testa e pancia!

È un must di ogni terapia! E non perché sono abbastanza fissata su questo, ma proprio perché mettere in relazione l’emotivo e il razionale è e rimane una delle cose più complesse da fare in un percorso di crescita e cambiamento.

Alcuni lavorano prettamente con la testa, razionalizzando tutto e “spiegando” anche le proprie emozioni.

Altri vanno di pancia e possono incorrere nel rischio di drammatizzare o, comunque, esasperare tutto.

Quale sarebbe la dimensione ideale? Indovinate un po’?! La mezza misura!

E come si ottiene? Permettendo alla testa e alla pancia di dialogare tra loro, cercando un linguaggio adatto.

Sarebbe complicato far dialogare due persone che parlano lingue completamente diverse, eppure se ci impegniamo troviamo delle strategie che ci consentono di farlo. Magari a gesti oppure con il non verbale. Insomma, se vogliamo possiamo tirarci fuori le gambe, anche se con difficoltà.

La testa utilizza il principio di non contraddizione e quello di realtà. Senza questi due andremmo da poche parti.

La pancia non usa affatto questi due principi. Per la pancia vale tutto e il contrario di tutto per cui possiamo dire contemporaneamente di amare ed odiare la stessa persona, per esempio.

Per mettere in contatto queste due diverse entità dobbiamo aver ben presente quello che è il contesto nel quale operiamo, il nostro focus.

La chiave, a mio avviso, sta nel sentire, nel saperci mettere in ascolto di noi stessi e di ciò che dentro di noi si muove, di testa o di pancia che sia.

Qualche settimana fa sono stata a Bologna e sono andata a vedere per la prima volta il “compianto sul Cristo morto” di Niccolò dell’Arca. Ecco, entrare e trovarsi di fronte questo complesso scultoreo ha aperto la porta tra la mia pancia e la mia testa. Gli occhi ammiravano la bellezza, le orecchie ascoltavano la spiegazione e la storia legata a quelle sculture, e la pancia vibrava insieme ad ognuna di loro, in un climax di terrore, dolore, disperazione e impotenza così reali da sembrare rappresentati sul momento. Il tutto in una manciata di minuti. Brividi sulla pelle, occhi lucidi e gonfi di lacrime, e una punta di tristezza. Se fossi entrata solo “di testa” avrei perso tutte le sfumature emotive. Se, al contrario, mi fossi fatta guidare solo dalla pancia, conoscendomi, probabilmente mi avrebbero invitata ad uscire perché non sarei riuscita a smettere di singhiozzare affannosamente. L’unione di pancia e testa mi ha permesso di avere un’esperienza a tutto tondo, ed uscire appagata ed arricchita dalla Chiesa di Santa Maria della Vita.

Lasciarci andare, consentirci di far fluire i nostri pensieri e le nostre emozioni ci permette innanzitutto di conoscerci meglio, e, di conseguenza, di sapere meglio come muoverci, come destreggiarci nelle situazioni.

E badate bene che con il destreggiarsi non mi riferisco all’idea di trovare delle soluzioni, delle risposte, bensì a quella di trovare le giuste domande da farsi, perché sono loro la nostra guida più utile. E, a mio avviso, non c’è modo migliore di arricchirci se non trovando nuovi stimoli, nuove domande appunto, che possono nascere proprio là dove la testa e la pancia si incontrano.

Provate un po' a lasciarvi andare, magari seguendo anche voi il filo conduttore dell’arte come ho fatto io nel mio weekend bolognese, o magari osservando un paesaggio, leggendo un libro, ascoltando una canzone. Come fare a capire se la porta si apre? Beh, lo sentite!

Federica Giusti

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